Testo della lettera di Osvaldo Licini a Franco Ciliberti del 1° febbraio 1941
Monte Vidon Corrado, 1° febbraio 1941
Caro Ciliberti,
ti scrivo dalle viscere della terra, la “regione delle Madri” forse, dove sono disceso per conservare incolumi alcuni valori immateriali, non convertibili, certo, che appartengono al dominio dello spirito umano. In questa profondità ancora verde, la landa dell’originario forse, io cercherò di recuperare il segreto primitivo del nostro significato nel cosmo. Perciò estinzione del contingente, per ora. Voi non mi vedrete così presto a Milano, né con la spada, né con le larve, né con gli emblemi. Cessato il pericolo, non dubitate, riapparirò alla superficie con la “diafanità sovraessenziale” e “senza ombra”. Solo allora potrò mostrarti le mie prede: i segni rari che non hanno nome; alfabeti e scritture enigmatiche; rappresentazioni totemiche, che solo tu con la tua scienza potrai decifrare.
Quella sarà la nostra ora. Ti ringrazio e ti abbraccio