11 Ottobre 2019
Angeli primo amore
Licini amava moltissimo un’opera del Sassetta, le Mistiche nozze di San Francesco (1): era uno di quei dipinti che, come scrisse Marchiori, assumevano per lui “…una importanza decisiva, quasi una ragione di essere o di non essere” (2).
Credo che anche gli Angeli primo amore (3) di Licini rappresentino delle nozze mistiche.
Nel caso del dipinto del Sassetta si tratta dell’unione tra San Francesco e la Povertà, la Castità e l’Obbedienza.
Nell’opera di Licini l’unione avviene invece tra due angeli (uno di aspetto maschile e, l’altro, di aspetto femminile); tuttavia, seppur meno manifestamente, l’unione si realizza anche tra il sole e la luna che sono rappresentati nella parte bassa del dipinto (4).
Le coppie maschile/femminile e sole/luna sembrano alludere a quel ricongiungimento degli opposti che in alchimia è condizione necessaria per ottenere la trasmutazione della materia (la trasmutazione va peraltro intesa nel senso simbolico di trasformazione/perfezionamento interiore e non nel senso materiale di conversione del metallo vile in oro) (5).
Gli Angeli primo amore parrebbero quindi la rappresentazione di un ricongiungimento alchemico tra opposti; e, in questo senso, rappresenterebbero il desiderio di Licini di elevarsi spiritualmente, di trascendersi (6).
Il cielo che fa da sfondo ai due angeli è di un giallo particolarmente luminoso: si può ipotizzare che sia un’allusione alla luce del solstizio d’estate. Secondo alcune antiche tradizioni è infatti proprio questo il momento in cui avvengono le nozze alchemiche tra il sole e la luna.
La parte blu del dipinto sembra la raffigurazione di un lago o del mare; potrebbe essere il criptico riferimento a un episodio narrato nelle Nozze chimiche di Christian Rosenkreutz, un libro di Johann Valentin Andreae pubblicato nel 1616.
Si narra, nel libro, che in occasione del matrimonio (alchemico) tra il Re e la Regina, le ninfe si avvicinarono ad alcune navi che, provenendo da un lago, erano giunte al mare: “al centro navigavano i due vascelli più belli e più imponenti … ornati con rami d’alloro, del tutto privi di passeggeri. Sulle loro bandiere erano effigiati il sole e la luna” (7).
Le ninfe iniziarono poi a cantare un inno all’amore: forse anche questi angeli di Licini lo hanno ascoltato.
Lorenzo Licini
* In occasione del sessantunesimo anniversario della scomparsa di Osvaldo Licini viene pubblicata per la prima volta questa ipotesi di interpretazione dei suoi Angeli primo amore.
(1) L’opera, databile intorno al 1450, è conservata in Francia presso il Museo Condé di Chantilly.
(2) Giuseppe Marchiori, Osvaldo Licini Con 21 lettere inedite del pittore, De Luca Editore, Roma, 1960, pag. 14.
(3) L’opera, del 1955, è stata di recente riprodotta anche sul catalogo della mostra, a cura di Luca Massimo Barbero, Osvaldo Licini Che un vento di follia totale mi sollevi, Collezione Peggy Guggenheim, Venezia, 22 settembre 2018–14 gennaio 2019, Marsilio, Venezia, 2018, pagg. 174–175.
(4) Il sole è rappresentato dalla forma di colore rosso che, guardando l’opera, si trova sul lato sinistro, dalla stessa parte dell’angelo di aspetto maschile; sulla destra, sotto l’angelo di aspetto femminile, si trova invece una falce lunare. Tradizionalmente il sole è considerato “maschile” mentre la luna è considerata “femminile”.
(5) Ho già proposto una mia lettura in chiave “alchemica” di altre opere di Licini nello scritto Una profondità ancora verde, pubblicato nel 2019 tra le notizie del sito internet osvaldolicini.it; tra queste vi è anche il Notturno n. 2 del 1932 dove il ricongiungimento degli opposti è rappresentato dalle coppie più/meno e sole/luna.
Il tema del ricongiungimento tra opposti, d’altra parte, era stato affrontato anche da Pitagora, un filosofo il cui pensiero fu determinante per Licini. Per i Pitagorici (che consideravano il 2 come il primo numero pari e il 3 come il primo numero dispari), “…il 5 era il ‘numero nuziale’, in quanto somma del primo numero pari o femminile e del primo numero dispari o maschile” (così riferisce René Guénon, La Grande Triade, traduzione di Francesco Zambon, Adelphi Edizioni, Milano, 1980, pag. 77, nota 6).
(6) Sulla speranza di Osvaldo Licini di trascendersi si veda la lettera dello stesso artista a Giuseppe Marchiori del 24 marzo 1943 (la lettera si può trovare anche in Osvaldo Licini Errante, erotico eretico Gli scritti letterari e tutte le lettere raccolti da Zeno Birolli, a cura di Gino Baratta, Francesco Bartoli, Zeno Birolli, Feltrinelli Editore, Milano, 1974, pagg. 147-148).
(7) Johann Valentin Andreae, Le nozze chimiche di Christian Rosenkreutz, a cura di Elsa Aichner, con uno scritto di Rudolf Steiner, SE, Milano, 1987, pag. 75.