31 Dicembre 2020
Bruto e Mafarka
Nel romanzo Mafarka il futurista (1) Filippo Tommaso Marinetti racconta la storia di un condottiero africano, Mafarka appunto, che, dopo aver sbaragliato con cinismo e brutalità i suoi nemici, decide di farsi costruire un automa alato che diventerà suo figlio e si chiamerà Gazurmah.
Quando il figlio-automa sarà definitivamente realizzato dal punto di vista meccanico, Mafarka (suo “padre”), lo bacerà sulla bocca e, in tal modo, gli trasferirà la propria anima; di conseguenza Mafarka morirà e Gazurmah, iniziando a vivere, spiccherà il suo volo verso il sole.
Marinetti, a proposito del romanzo, tra l’altro, disse: “vi ho descritto l’ascensione impressionante di un eroe africano, fatto di temerità e di scaltrezza, che, dopo aver manifestata la più irruente volontà di vivere e di dominare in battaglie ed in avventure molteplici …, non sazio ancora di aver foggiato il mondo a suo piacimento, si innalza subitamente dall’eroismo guerresco a quello filosofico ed artistico. Egli vuol creare e crea, in una lotta sovrumana contro la materia e le leggi meccaniche, il suo figlio ideale, capolavoro di vitalità, eroe alato a cui trasfonde la vita in un bacio supremo…
Io volli, con questo romanzo, dare all’uomo una speranza illimitata nel suo perfezionamento spirituale e fisico, svincolandolo dalle ventose della lussuria e assicurandogli la sua prossima liberazione dal sonno, dalla stanchezza e dalla morte.
Volli descrivere l’elevazione gloriosa della vita, che fu vegetale, animale e umana e che si manifesterà presto in un prodigioso essere alato ed immortale…” (2).
Si è scritto che Mafarka è il “doppio fantasmatico di Marinetti stesso” e che Gazurmah “è un alter ego di Mafarka, nato dall’ampliamento delle sue stesse facoltà” (3).
Questo romanzo sembra, in effetti, descrivere il percorso di un perfezionamento spirituale (che culmina nel volo di Gazurmah), un perfezionamento raggiunto soltanto dopo “una lotta sovrumana contro la materia”.
Sul piano simbolico la morte di Mafarka potrebbe rappresentare il superamento del materialismo; Gazurmah sarebbe quindi lo stesso Mafarka rinato a nuova vita.
Gazurmah si perfeziona soltanto dopo aver ricevuto l’anima; ma l’anima è anche sentimento, intuizione. Quella intuizione che Marinetti, nel Manifesto tecnico della letteratura futurista del 1912, definisce “divina” ritenendola in qualche modo persino superiore all’intelligenza.
Nel 1913 Licini scrisse una ventina di racconti “tutti invasati da un cinismo brutalissimo” (4).
Oggi ne conosciamo soltanto cinque; furono pubblicati per la prima volta nel 1974 con il titolo di Racconti di Bruto dal nome del loro protagonista principale (5).
Bruto – il nome è un presagio – è un personaggio che si caratterizza, non a caso, per il “cinismo brutalissimo”.
A un certo punto vuole persino disfarsi del proprio cuore, l’organo nel quale “passa e ripassa l’anima” e nel quale si trovano le “piccole vene azzurrine dove si annidano i sentimenti” (6).
Bruto, volendo disfarsi dell’organo che è sede dell’anima e dei sentimenti, conferma la sua natura cinica e, appunto, brutale.
La natura di Bruto mi ricorda, per certi aspetti, quella di Mafarka prima del suo perfezionamento spirituale. Entrambi sono cinici e brutali, entrambi appaiono vittime del materialismo.
Mafarka riesce poi ad elevarsi attraverso Gazurmah (che, significativamente, spicca il volo).
Bruto, nei cinque racconti che conosciamo, non compie invece questa elevazione.
Attraverso Bruto, tuttavia, Licini dimostra, nel 1913, di avere avvertito l’esistenza di un problema – quello del materialismo – e la necessità di risolverlo.
Osvaldo Licini, Angelo su fondo rosso, 1956, olio su tela, cm 20,5×26 (particolare)
Certi angeli in volo dipinti dall’artista molto tempo dopo significano, forse, che anche Bruto è poi riuscito ad elevarsi spiritualmente.
Lorenzo Licini
(1) Mafarka il futurista fu pubblicato in Italia nel 1910 poco dopo la pubblicazione dell’edizione in lingua francese intitolata Mafarka le Futuriste Roman Africain;
(2) Frasi tratte da Filippo Tommaso Marinetti, Il processo e l’assoluzione di “Mafarka il futurista” con perizie e arringhe di Luigi Capuana, Salvatore Barzilai, Innocenzo Cappa e Cesare Sarfatti, introduzione di Luca Stefano Cristini, liber mundi 2 della collana Bookmoon, 2018, pagg. 12-13;
(3) Così Simona Cigliana in Futurismo esoterico. Contributi per una storia dell’irrazionalismo italiano tra Otto e Novecento, Liguori Editore, Napoli, 2002, pag. 200;
(4) Così Osvaldo Licini nella lettera a Francesco Balilla Pratella del 17 settembre 1913;
(5) Furono pubblicati per la prima volta in Osvaldo Licini, Errante, erotico, eretico / gli scritti letterari e tutte le lettere raccolti da Zeno Birolli, a cura di Gino Baratta, Francesco Bartoli, Zeno Birolli, Feltrinelli Editore, Milano, 1974, pagg. 63-81;
(6) Osvaldo Licini, Il cuore in mano in Osvaldo Licini, Errante erotico eretico / gli scritti letterari e tutte le lettere raccolti da Zeno Birolli, cit., pag. 67.
Per ulteriori miei riferimenti ai Racconti di Bruto si legga anche Geometria e sentimento, uno scritto che ho pubblicato il 30 novembre 2020 tra le notizie del sito osvaldolicini.it.