29 Maggio 2021
Il sacro e la sagra
“Mentre a Pietroburgo stavo terminando le ultime pagine dell’Oiseau de feu, un giorno – in modo assolutamente inatteso, perché il mio spirito era allora dominato da preoccupazioni del tutto differenti – concepii nella mia immaginazione un grande rito sacro pagano: i vecchi saggi, seduti in cerchio, che osservano la danza, fino alla morte, di una giovinetta che essi sacrificano per rendersi propizio il dio della primavera. Sarebbe stato il tema del Sacre du printemps”(1).
Così scrisse Igor Stravinskij nella sua autobiografia del 1935.
Le sacre du printemps – il balletto, creato per i Ballets russes di Sergej Diaghilev, con musica di Stravinskij e coreografia di Vaslav Nijinski – venne rappresentato per la prima volta il 29 maggio 1913 a Parigi.
In italiano questo balletto è solitamente noto come La sagra della primavera, una traduzione che, tuttavia, non focalizza l’attenzione sulla sacralità del rito alla quale alludeva Stravinskij; oggi il termine “sagra”, seppur etimologicamente derivato dal latino “sacer” (sacro), viene infatti soprattutto inteso come sinonimo di festa paesana.
Giuseppe Marchiori osservò che Stravinskij, per Licini, “era come Picasso: uno dei miti incarnati dal genio di un uomo e dalla sua straordinaria magia” (2); e disse anche: “i veri ‘valori’ della terra Licini li aveva riconosciuti nel ‘Sacre du printemps’ di Strawinsky e non nelle sagre strapaesane di Soffici” (3).
Un mio recente studio (4), al quale rimando, ha ipotizzato un collegamento tra il culto (di origine frigia) di Attis e Cibele e certi soggetti rappresentati da Licini negli anni Venti (come il pastorello, il capro, la madre, la montagna).
Il 22 marzo di ogni anno, nell’antica Roma, venivano ricordati il sacrificio e la morte del giovane Attis; il 25 marzo era invece celebrata la sua “resurrezione”, una “rinascita” che trovava corrispondenza nel risvegliarsi primaverile della natura.
Come nel “Sacre du printemps”, anche in questo caso un rito pagano di celebrazione del sacro della primavera.
Non una sagra strapaesana.
Lorenzo Licini
(1) Igor Stravinskij, Cronache della mia vita, titolo dell’opera originale Croniques de ma vie, traduzione dal francese di Alberto Mantelli, Giangiacomo Feltrinelli Editore, Milano, prima edizione nell’“Universale Economica” aprile 2013, seconda edizione settembre 2018, pag. 38.
(2) Giuseppe Marchiori, I cieli segreti di Osvaldo Licini col catalogo generale delle opere, Alfieri, Venezia, 1968, pag. 23.
(3) Giuseppe Marchiori, I cieli segreti di Osvaldo Licini col catalogo generale delle opere, cit., pag. 9. Le “sagre strapaesane” qui nominate da Marchiori sono evidentemente un riferimento al movimento culturale di Strapaese.
(4) Il pastorello, dalla montagna al lago, studio pubblicato il 22 marzo 2021 tra le notizie del sito osvaldolicini.it.