24 Gennaio 2025

L’anniversario di un ritrovamento (a proposito di date e “ortografia”)

Esattamente cinque anni fa diedi la notizia, su questo sito, del ritrovamento di tre importanti documenti; questi, infatti, chiarivano, direi in modo definitivo, alcuni aspetti della partecipazione di Licini alle edizioni del 1948 e del 1950 della Biennale di Venezia.

Qualche tempo prima, insieme a mia madre, avevo fatto una ricerca presso l’Archivio Storico della Biennale di Venezia – ASAC a Porto Marghera.
Fu così che trovammo una “Scheda di notificazione delle opere degli artisti invitati” del 30 marzo 1948, nella quale Licini elencava – datandoli – i tre dipinti che avrebbe inviato alla XXIV Biennale: si trattava, in base all’elenco, del primo e del secondo Memorie d’oltretomba (rispettivamente del 1937 e del 1938) e de Il miracolo di San Marco del 1939.

Con il ritrovamento di quella scheda si poneva termine, finalmente, alle incertezze (2) sulla datazione che, sino a quel momento, avevano riguardato, in particolare, la seconda versione di Memorie d’oltretomba e Il miracolo di San Marrr co.

Un altro dei documenti ritrovati a Porto Marghera era una lettera del 10 aprile 1948 con la quale Licini chiedeva alla Segreteria della Biennale di Venezia di modificare il titolo dell’opera Il miracolo di San Marco (che così aveva indicato, come detto, nella scheda del 30 marzo 1948) in Il miracolo di San Marrr co.

Nonostante quest’ultimo titolo fosse stato riportato nello stesso catalogo della Biennale del 1948, l’opera, per decenni, è stata frequentemente ed erroneamente indicata come Il miracolo di San Marco. La divulgazione della lettera del 10 aprile 1948 dovrebbe avere eliminato il ripetersi di errori sul punto.

Con il terzo di quei documenti ritrovati (3), infine, si chiariva definitivamente che, per Licini, la parola Amalassunta andava scritta con due esse (una in più rispetto al nome della regina ostrogota alla quale si era ispirato per realizzare una serie di sue opere).

Ricordo che, anni fa, qualcuno desideroso di rispettare la corretta “ortografia” del nome di questa regina disse che preferiva chiamare Amalasunta (e non Amalassunta) il personaggio nato dalla fantasia dell’artista.

Licini sapeva benissimo quale fosse il nome della regina.

Chi preferiva dire Amalasunta, evidentemente, non aveva capito che quella esse in più era necessaria per realizzare il duplice anagramma di Amalassunta (4).

Lorenzo Licini

 

(1) Si veda il mio studio Tre documenti finalmente ritrovati pubblicato il 24 gennaio 2020 tra le notizie di questo sito internet (con l’occasione furono anche riprodotti i documenti).

(2) Incertezze peraltro difficilmente comprensibili dal momento che lo stesso catalogo della Biennale d’Arte di Venezia del 1948 riportava le datazioni esatte e, cioè, quelle indicate nella scheda poi ritrovata.

(3) Si tratta della “Scheda di notificazione delle opere degli artisti invitati” alla Biennale d’Arte di Venezia del 1950.

(4) Si vedano, a proposito di questo duplice anagramma, i miei studi intitolati Amalassunta, l’anagramma e Baudelaire e La luna nel nome (entrambi pubblicati in questo sito nel 2019) e Amalassunta e la parola non detta (pubblicato in questo sito nel 2020).