30 Agosto 2021

L’Olandese volante è “azzurra”

L’Olandese volante azzurra (1) fu tra i dipinti di Licini esposti alla Biennale d’Arte di Venezia nel 1958  (2).

 

Osvaldo Licini, Olandese volante azzurra, 1944

 

 

Uno strano titolo nel quale l’aggettivo “azzurra” è declinato al femminile nonostante si riferisca a un nome maschile (l’Olandese volante è infatti da intendere come il navigatore protagonista dell’omonima opera di Richard Wagner).

 

Non mi pare, tuttavia, che questo titolo abbia sinora destato particolare curiosità: eppure potrebbe essere utile, secondo me, per interpretare Licini.

 

Quello dell’Olandese volante fu un tema al quale l’artista dedicò numerose opere: si tratta di un personaggio immaginario raffigurato attraverso segni misteriosi.

 

Recentemente ho scoperto che questi segni furono probabilmente ispirati a Licini da alcune immagini del Libro delle Figure di Gioacchino da Fiore (1130-1202) (3): l’elemento curvilineo, simile a una falce lunare, ricorda, infatti, la forma del drago dalle sette teste illustrato nella tavola XIV di quel libro.

 

 

Tavola XIV del Libro delle Figure di Gioacchino da Fiore

 

 

Nelle opere di Licini sul tema dell’Olandese volante sono anche solitamente presenti tre segni disposti uno sopra l’altro che ricordano la forma di altrettante lettere dell’alfabeto (spesso si tratta delle lettere a, M ed A): questi segni, secondo me, sono un’astratta rappresentazione dell’albero-aquila raffigurato in un’altra tavola (la numero VI) del libro di Gioacchino da Fiore (4).

 

 

Tavola VI del Libro delle Figure di Gioacchino da Fiore

(nell’originale l’aquila è capovolta)

 

 

Partendo dall’alto, il primo dei tre segni ricorda, infatti, l’occhio/becco dell’aquila vista di profilo; il secondo (la M) fa pensare alla forma delle ali, il terzo alle diramazioni dell’albero dalle quali nascono i fiori di giglio.

 

Con la tavola che rappresenta l’albero-aquila Gioacchino alludeva al futuro avvento dell’età dello Spirito Santo, l’età dei “gigli” nella quale il materialismo sarebbe stato vinto dalla spiritualità.

 

Nelle opere sul tema dell’Olandese volante Licini inserisce elementi che, probabilmente ispirandosi a Gioacchino, alludono al materialismo (il drago rappresentato dall’elemento curvilineo) e alla spiritualità (quest’ultima simboleggiata dai tre segni disposti verticalmente che ricordano l’albero-aquila del Libro delle Figure).

 

Attraverso queste opere l’artista manifesta l’esigenza di reagire all’eccessivo materialismo (5).

 

Qualcuno ha evidenziato che lo Spirito Santo, secondo Gioacchino, si sarebbe un giorno incarnato in una Donna (6).

L’elemento femminile divino viene così considerato indispensabile per la salvezza dell’uomo.

 

Nelle opere sul tema dell’Olandese volante di Licini è presente un segno che ricorda le ali dell’aquila di Gioacchino e che, al tempo stesso, fa pensare alla lettera M.

La M è anche tradizionalmente un simbolo della Grande Madre, dell’elemento femminile divino.

 

Nell’omonima opera di Richard Wagner, l’Olandese si salva grazie all’incontro con Senta che può essere vista come simbolo dell’eterno femminino (e che, in tal senso, equivale alla M).

 

Licini credeva, secondo me, nell’indispensabilità dell’elemento femminile divino per la salvezza spirituale dell’uomo; un’idea nella quale, prima di lui, avevano già creduto in molti.

 

Anche il suo Olandese volante si salva unendosi a questo elemento femminile.
E così diventa “azzurra”.

 

Lorenzo Licini

 

 

 

 

(1) L’opera venne realizzata nel 1944.

(2) Alla XXIX Biennale d’Arte di Venezia, nel 1958, fu assegnato a Licini il Gran premio internazionale per la pittura.

(3) Per un approfondimento sul probabile interesse di Licini per Gioacchino da Fiore rimando al mio studio intitolato Il “Fiore” fantastico di Licini  pubblicato il 31 luglio 2021 tra le notizie del sito osvaldolicini.it.

(4) Anche la Tavola V del Libro delle Figure, assai simile alla VI, può essere stata di ispirazione per Licini.

(5) Nel 1937, alcuni anni prima di inventare il personaggio dell’Olandese volante, Licini aveva affermato: “siamo astrattisti per la legge psicologica di compensazione, cioè per reazione all’eccessivo naturalismo e materialismo del secolo decimonono… L’arte si trasforma e si rinnova seguendo rigorosamente gli sviluppi irresistibili dello spirito, che non torna indietro” (Osvaldo Licini, Natura di un discorso, Corriere Padano, Ferrara, 9 ottobre 1937).

(6) Sul punto si legga, ad esempio, Denis de Rougemont, L’amour et l’Occident, édition définitive, “Bibliotèques 10/18” créé par Jean-Claude Zylberstein, Plon, Paris, 1972, pag. 121, secondo il quale “… Joachim de Flore annonce que l’Esprit-Saint, dont l’ère est imminente, s’incarnera dans une Femme”.

Guido Manacorda, a proposito del “Joachimismo”, parla di “fulcro dell’esperienza cristiana trasferito da Cristo a Maria-Spirito Santo; nuova chiesa ‘spirituale’ partorita da Maria” (Guido Manacorda in Johann Wolfgang Goethe, Faust, Con un saggio introduttivo di Thomas Mann, Traduzione e note di Guido Manacorda, Note al testo di Giulio Schiavoni, Testo tedesco a fronte, Milano, Bur Classici, sesta edizione dicembre 2019, pag. 1060).